Col Moschin – Tra mito e realtà

103 anni fa l’azione che fece entrare gli Arditi nell’immaginario collettivo come eccellenza delle Forze Armate, di cui oggi il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è degno erede.

250 uomini di truppa e 27 ufficiali Austriaci catturati in un assalto di circa 10 minuti espugnando un colle fortemente presidiato. Numeri che stridono con la staticità e le battaglie di logoramento tipiche della 1a Guerra Mondiale e che rendono perfettamente l’idea di ciò che sono stati gli Arditi, nello specifico quelli del IX Reparto d’Assalto.

I concetti strategici mutuati dalle guerre di fine ‘800, caratterizzati da attacchi frontali in massa, si scontrarono con la modernità di armi automatiche e precise artiglierie che resero i campi di battaglia dei veri e propri mattatoi, dove a fronte di un guadagno minimo di terreno si contavano milioni di morti e feriti. In questo contesto, alcuni ufficiali “illuminati” dei vari eserciti iniziarono a considerare  l’idea di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità con azioni impetuose, rapide e ad elevato rischio, eseguite da personale volontario altamente addestrato e motivato.

E’ la genesi delle Forze Speciali moderne, dove gli Incursori del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, per gli addetti ai lavori semplicemente il “Nono”, rappresentano un’eccellenza a livello mondiale e attingono, con fiero orgoglio, alle tradizioni degli Arditi.

Il numero del reparto, il nome, e più recentemente l’utilizzo di un fregio dedicato. Lo stemma da braccio in uso agli Arditi che identifica gli Incursori e il cambio di colore del basco, da amaranto tipico dei paracadutisti, al grigio-verde in uso nelle divise dell’Esercito Italiano nella Grande Guerra, denotano lo stretto legame tra il mito del IX Reparto d’Assalto e la realtà dell’attuale Reggimento. Non ultimo, il fatto che nel presentatarm i membri del Nono gridino “Arditi – Folgore”, conferma ulteriormente il legame tra passato e presente.

Il nome del reparto è lo stesso del Colle posto sull’estremità ovest del massiccio del Monte Grappa denominata dei Colli Alti, dove il IX Reparto d’Assalto si distinse anche nella conquista del Col Fagheron e del Col Fenilon, prima di entrare definitivamente nella leggenda con l’azione del 16 Giugno 1918. Operazioni inserite nel contesto della più ampia Battaglia del Solstizio (o d’Arresto) che decretò la fine dello slancio Austro-Ungarico sul fronte italiano.

Ogni anno, attorno alla colonna posta sulla cima del colle, i rappresentanti del Nono e della relativa associazione d’arma (A.N.I.E) si ritrovano per ricordare i loro predecessori e chi è caduto in battaglia nell’adempimento del dovere. A loro si uniscono le rappresentanze di altre associazioni e federazioni, le autorità dei territori in cui sorge il Col Moschin, una rappresentanza austriaca e gente comune che vuole porgere il proprio tributo.

In questo contesto, il 19 giugno scorso si è tenuta la commemorazione che ha visto in particolare la presenza del Colonnello Yuri Grossi, attuale Comandante del Nono accompagnato da un picchetto d’onore del Reparto, e del Presidente dell’A.N.I.E. Inc. Renato Daretti.

Una cerimonia sobria, di sostanza, in linea con le caratteristiche di basso profilo e di umiltà che contraddistinguono i membri delle Forze Speciali, ma profondamente ricca di significato storico ed emotivo.

Nel suo intervento il Comandante Grossi, portando il rispettoso saluto di tutto il Reggimento, ha posto l’accento sul senso di appartenenza del Nono con i territori dove sorge il Col Moschin, che trasudano di esempio, di lezioni, di audacia, di coraggio e raccontano di gente che non si è arresa. Ha inoltre evidenziato quanto sia importante ricordare la storia, con i suoi aspetti positivi e negativi, un patrimonio che non deve essere perso. Le memorie storiche e quelle scritte nelle lettere degli Arditi e dei soldati Austriaci a difesa del colle, sono indispensabili per le generazioni presenti ma soprattutto per quelle future, così come sono fondamentali gli aneddoti raccontati dagli Incursori anziani a quelli più giovani. In un mondo sempre più digitalizzato e smaterializzato, tali ricordi, tramandati a voce attraverso le persone, assumono un valore unico.

Il Presidente Daretti ha invece sottolineato il profondo legame storico tra gli Arditi e il Nono, con il passato rappresentato dai Labari e dal Medagliere Nazionale della F.N.A.I. (Federazione Nazionale Arditi d’Italia), ed il presente rappresentato dal Comandante e dall’aliquota del Reggimento. L’Associazione Nazionale Incursori Esercito ha nelle sue fila i primi Sabotatori dell’inizio, quelli del 1953, e le varie generazioni d’Incursori. L’Associazione impegna le sue energie nel seguire il Reparto e le sue tradizioni, mantenendo la sua storia e la memoria degli Incursori caduti. Una storia che unisce con un filo invisibile gli Arditi del IX e X Reparto d’Assalto, con l’attuale 9° Reggimento, che nel 1976 ricevette la Bandiera di Guerra con i decori dei predecessori e il nome del Colle. L’audacia, la non convenzionalità, le innovazioni tecniche nel combattimento, l’amor patrio, lo spirito di corpo e il senso del dovere e dell’onore sono ora, come allora, immutati.

Testo e immagini: Gordon Casteller