INTERVISTA AL COMANDANTE DEL COMANDO OPERATIVO DI VERTICE INTERFORZE

Sede del COI

Introduzione

Il Comando Operativo di vertice Interforze (COI), che ha sede a Roma all’interno dell’ex aeroporto militare di Centocelle, nasce come effetto della legge n. 25 del 18 febbraio 1997 di ristrutturazione dei vertici delle Forze Armate.

Tale legge ha conferito al Capo di Stato Maggiore della Difesa, non più “primus inter pares”, il ruolo di guida dello strumento militare nel suo insieme e per attuare l’esercizio delle proprie funzioni, si avvale di due organismi paritetici: lo Stato Maggiore della Difesa (SMD) ed il COI.

Quest’ultimo, costituito nel 1998, è lo strumento mediante il quale il Capo di Stato Maggiore della Difesa è in grado di esercitare la sua determinante funzione di Comandante Operativo delle Forze Armate per quanto riguarda la pianificazione, il coordinamento e la direzione delle operazioni militari delle forze armate italiane, oltre che, delle esercitazioni interforze e multinazionali e tutte le attività ad esse collegate.

A seguire, avremo la possibilità di conosceremo in maniera più approfondita il COI attraverso le parole del Comandante, il Gen. C.A. Luciano Portolano.

D1:   Generale, quando e per quale esigenza è stato istituito il COI?

R1:   L’anno in cui viene costituito il Comando Operativo di Vertice Interforze è il 1998 ed è bene sapere che esso venne istituito in conseguenza della legge n. 25 del 18 febbraio 1997, che riformava i vertici delle Forze Armate, ponendo il Capo di Stato Maggiore della Difesa in posizione sovraordinata rispetto ai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate e alle dirette dipendenze del Ministro della Difesa.

La legge del ’97 ha previsto che il Capo di Stato Maggiore della Difesa debba svolgere due particolari funzioni: la prima di Capo Militare della Difesa (Chief of Defence – CHOD), avvalendosi dello Stato Maggiore della Difesa (SMD) e la seconda, solo in ordine di descrizione, di Comandante Operativo delle Forze (Commander in Chief – CINC), supportato per tale funzione dal Comando Operativo di vertice Interforze (COI). Questo Comando opera per la pianificazione, la condotta, il controllo e la valutazione degli effetti delle operazioni e delle esercitazioni interforze nazionali e multinazionali. È bene anche sapere che il COI svolge queste sue funzioni con un approccio di sistema multidisciplinare perché è l’elemento della Difesa nazionale che opera in collegamento diretto con i diversi Ministeri, la Protezione Civile, le diverse Agenzie dello Stato e i Corpi militari come la Guardia di Finanza e non militari come i Vigili del Fuoco. Il COI, per la sua attività, è poi in coordinamento con gli altri paritetici Comandi internazionali come ad esempio il Comando statunitense per le Operazioni in Africa (USAFRICOM); il Comando Centrale statunitense per le operazioni (USCENTCOM); il Permanent Joint Headquarters (PJHQ) inglese; il Centro per la pianificazione e la condotta delle Operazioni (CPCO) francese; con i Comandi delle Coalizioni, con le Agenzie internazionali e non ultimo con tutte le organizzazioni internazionali (NATO, ONU e UE). La specificità del COI è quella di svolgere la sua funzione di analisi e conduzione strategica sfruttando, per le particolari caratteristiche funzionali, la capacità di fondere insieme le informazioni, le diverse cooperazioni derivanti dal sistema di relazioni, che ho già elencato, con un approccio inclusivo e multidisciplinare in grado di assicurare lo svolgimento dei propri compiti nel modo più efficace possibile.

È opportuno evidenziare come il COI rappresenti il punto di accesso per tutte le richieste di concorsi operativi forniti dalle Forze Armate/Comando Generale dei Carabinieri alle altre Autorità Istituzionali sul territorio nazionale, in occasione di calamità naturali e in casi di straordinaria necessità e urgenza.

D2:   Qual è la struttura del Comando?

R2:   Il comando del COI è affidato a un Generale di Corpo d’Armata o grado equipollente se della Marina Militare (Ammiraglio di Squadra) o dell’Aeronautica Militare (Generale di Squadra Aerea) e si articola essenzialmente su uno Stato Maggiore, che include il Reparto Operazioni e il Reparto Supporto alle Operazioni. Inoltre, sempre dal Comandante dipendono il Joint Force Headquarters (JFHQ), un Comando immediatamente proiettabile, e il Quartier Generale che assicura al COI il supporto logistico-amministrativo necessario per il suo funzionamento.

D3:   Comandante, tenuto conto della Struttura che ci ha presentato, potrebbe illustrarci in particolare le peculiarità del Reparto Operazioni e del Reparto Supporto alle Operazioni

R3:   Il Reparto Operazioni è il cuore pulsante del Comando, infatti, ha nella sua struttura la sala di Controllo Operativa o Joint Operation Center (JOC). A carattere generale, solo per citare alcuni dei compiti, è responsabile della pianificazione, della condotta, del controllo e della valutazione degli effetti, politici; militari; economici; sociali; informativi e infrastrutturali, di tutte le operazioni. Questo per consentire al Comandante del COI l’esercizio delle sue funzioni avendo un quadro informativo il più completo possibile. Al Reparto spetta anche la Pianificazione Operativa di contingenza e quella d’urgenza, nonché l’organizzazione e il coordinamento delle esercitazioni interforze, non solo nazionali, ma anche di quelle NATO, UE e interministeriali. Inoltre, concorre alla Pianificazione Generale della Difesa.

Il Reparto Supporto Operativo è responsabile del coordinamento in ambito interforze della progettazione, realizzazione e mantenimento di tutte le infrastrutture in teatro operativo di interesse nazionale. Gestisce il personale assegnato ai vari teatri operativi, gli assetti logistici e sanitari delle operazioni e le attività finanziarie dei Contingenti. Coordina, controlla e individua le priorità dei movimenti e dei trasporti delle forze verso/da i teatri operativi; disciplina gli aspetti operativi connessi con le telecomunicazioni e i sistemi informatici.

D4: Comandante, potrebbe darci qualche ulteriore informazione sul Joint Force Headquarters (JFHQ), che cosa è?

R4:   Il Joint Force Headquarters italiano (ITA-JFHQ) è un Comando istituito nel maggio del 2007 ed è stato costituito perché la Difesa italiana potesse avere un elemento interforze di Comando e Controllo in grado di schierarsi rapidamente “fuori area” e fosse in grado di gestire un dispositivo militare articolato sulle cinque “dimensioni” (terrestre, marina, aerea, spaziale e cibernetica). L’ITA JFHQ è comandato da un Generale di Brigata (o grado corrispondente) delle Forze Armate e dispone di uno staff ridotto caratterizzato da estrema flessibilità, potendo essere integrato, all’occorrenza, con tutte le capacità necessarie alla specifica missione da svolgere. L’alto livello di prontezza operativa rende l’ITA JFHQ una possibile “prima risposta” all’insorgenza di crisi che richiedano la presenza italiana in una data area di operazioni, in qualsiasi parte del mondo. In linea generale, l’ITA-JFHQ può assolvere differenti missioni quali: il distacco di singoli elementi di ricognizione ovvero di team operativi (Operational Reconnaissance and Liaison Teams) completamente indipendenti dal punto di vista tecnico e logistico; lo schieramento del Posto Comando nella sua interezza, coadiuvato da un reparto supporti costituito “ad hoc” per il sostegno tattico-logistico (logistica, comunicazioni, Force Protection), al fine di condurre operazioni di entità limitata (Small Joint Operations); lo schieramento di un Posto Comando quale advanced party di una più grande unità nazionale (Follow on Forces) schierata successivamente per la condotta di operazioni di più larga scala.

Gen. Portolano durante briefing a personale militare americano

          Inoltre, l’ITA JFHQ è in grado di pianificare e condurre operazioni di evacuazione di connazionali civili da aree di crisi, le cosiddette Non Combatant Evacuation Operations o più sinteticamente NEOs.

          Dalla sua costituzione, l’ITA JFHQ è stato frequentemente impiegato in varie tipologie di operazioni. Possiamo ricordare le operazioni di evacuazione di civili da Libia, Libano, Costa d’Avorio e Sud Sudan. Inoltre, ha enucleato team di ricognizione nelle più lontane località tra le quali Bolivia, Yemen, Indonesia, Giordania, Congo etc. Infine, negli anni 2016 e 2018 è stato impiegato nella costituzione di due delle ultime missioni militari nazionali, “Ippocrate” in Libia e Missione Bilaterale di Supporto in Niger (MISIN).

D5:   Il personale che alimenta il Joint Force Headquarters (JFHQ) quali professionalità deve possedere?

R5:   Il personale che presta servizio nell’ITA JFHQ, opportunamente selezionato per competenze e attitudine dalle Forze Armate, oltre a disporre di una larga esperienza operativa pregressa deve essere permanentemente pronto e disponibile per impieghi “fuori aerea”, anche con brevissimo preavviso. A tal fine, oltre a una preparazione specifica nel proprio incarico, sono richiesti spirito di gruppo, flessibilità d’impiego, capacità d’adattamento, spiccata predisposizione all’impiego interforze, internazionale, elevata motivazione e ottima conoscenza scritta e parlata almeno della lingua inglese. Inoltre, al fine di mantenere e migliorare le proprie capacità operative, il personale del JFHQ è costantemente impegnato in addestramento o in esercitazioni di livello e complessità differenti.

D6:   Attraverso quale iter formativo vengono acquisite queste professionalità e come si prepara il personale ad operare in un contesto multinazionale interforze?

R6:   Più che di iter, parlerei di Sistema. In ambito Difesa si parla di Sistema Educativo Militare, concetto che implementa quello NATO di Education, Training, Exercises and Evaluation (ETEE). Nel dettaglio, esso scaturisce dall’interazione tra “Formazione” – intesa come insieme delle attività finalizzate all’acquisizione delle competenze per svolgere il proprio incarico e pertanto investe la sfera del “Saper essere” – e “Addestramento” – inteso come processo attraverso il quale si sviluppano negli individui e negli staff, principalmente attraverso esercitazioni, le abilità per svolgere compiti nei diversi ambienti operativi, quindi investe la sfera del “Saper fare”.  Il “Sistema” non è chiuso, autoreferenziale ma si evolve, adeguandone i contenuti, soprattutto sulla base degli insegnamenti tratti dalle varie esperienze operative, multinazionali e inter-agenzia. Il COI, per quanto ho detto fino ad ora, rappresenta la massima espressione del concetto “interforze”. In esso operano tutte le specializzazioni sia del livello strettamente operativo che logistiche. Il personale che viene impiegato presso il COI ha un curriculum professionale che certifica di essere stato già impiegato con ottimi risultati presso staff nazionali e internazionali ed essere padrone di almeno la lingua inglese

D7:   Comandante, da Lei dipende anche l’Ufficio Legale del COI. Potrebbe descriverci quali sono i compiti che svolge?

R7:   L’Ufficio Legale all’interno dello staff del Comandante del COI fornisce consulenza al Comandante, alle articolazioni del Comando e ai teatri operativi, sia nel campo giuridico-legale che nell’ambito delle attività di Polizia Militare delle unità presenti nelle missioni/operazioni all’estero. In particolare, l’Ufficio Legale: esamina gli aspetti giuridici connessi con le operazioni e le esercitazioni, fornisce supporto tecnico in sede di pianificazione e condotta delle operazioni e delle esercitazioni; cura l’elaborazione e l’aggiornamento delle direttive applicative connesse con le implicazioni di carattere disciplinare e penale nei teatri operativi; analizza i provvedimenti di natura legislativa e gli atti di sindacato ispettivo parlamentare che si riferiscono alla partecipazione di contingenti nazionali alle missioni all’estero e all’attività esercitativa interforze delle Forze Armate; verifica l’armonizzazione delle regole d’ingaggio e degli ordini operativi alla normativa nazionale e internazionale; concorre con lo SMD alla stesura di Memorandum of Understanding (MoU), Technical Agreement (TA), Status of Force Agreement (SOFA) ed Accordi bilaterali; cura le attività di polizia giudiziaria per accertamenti delegati dall’Autorità Giudiziaria per fatti occorsi in territorio nazionale e nei Teatri Operativi e collabora con l’Autorità Giudiziaria ordinaria/organi di Polizia Giudiziaria negli adempimenti connessi alle attività di indagine.

D8:   Il COI contribuisce all’elaborazione della dottrina NATO, e non solo. Può descrivere più dettagliatamente in cosa si traduce?

R8:   Il COI partecipa alla definizione del quadro dottrinale nazionale e dell’Alleanza, in stretta sinergia con il Centro Innovazione Difesa dello Stato Maggiore della Difesa. In particolare, il Comando fornisce contributi specifici relativi alle funzioni operative e attività attestate al livello operativo Nazionale. Negli ultimi dieci anni la Difesa ha compiuto un notevole sforzo nel completare e tenere aggiornato il quadro dottrinale nazionale e questo fornisce, a oggi, una situazione di riferimento soddisfacente per ciò che attiene la pianificazione e condotta delle operazioni, sia in ambito nazionale che multinazionale. Nella pratica, la dottrina, cioè il “come fare”, costituisce il primo fondamentale elemento di interoperabilità sia in campo Alleato che di Coalizione. L’approccio recentemente adottato in Italia ritengo sia particolarmente efficace.

Di fatto viene utilizzata la dottrina NATO, integrata per eccezione (by exception) con elementi nazionali dove necessario. Tre sono i pilastri che guidano il nostro operare quotidiano:

Il primo è costituito dal COPD (Comprehensive Operations Planning Directive), ovvero la direttiva NATO che regola il processo di pianificazione del livello operativo e che ne descrive i discendenti documenti. In ambito nazionale tale documento prende il nome di Pubblicazione Interforze Dottrinale (PID) costituisce la base su cui si innestano tutte le attività cardine del Comando. Il secondo si chiama Allied Joint Pubblication 3.0, pubblicazione che descrive tutte le funzioni tipiche del livello operativo e come vanno declinate con lo scopo di ottenere una condotta coerente e olistica nelle operazioni. In ambito nazionale essa è declinata nella “Dottrina Interforze italiana per le Operazioni”.

Il terzo è un documento nazionale chiamato “Approccio Nazionale Multi Dimensionale alla gestione delle crisi”, redatto in stretto coordinamento con il Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, modello imprescindibile per generare effetti coerenti nelle operazioni militari e rendere lo sforzo del sistema paese costo-efficace quando si è impegnati nei teatri operativi.

D9:   Con quali modalità il COI esprime le proprie capacità in caso di situazioni emergenziali nazionali?

R9:   Siamo di fatto nell’alveo di quella che viene definita la Quarta Missione assegnata dalla Legge alle Forze Armate, le cui implicazioni sono state particolarmente rilevanti, con particolare riferimento all’emergenza COVID, anche se il contributo della Difesa non si limita soltanto a questa fattispecie.

Il COI è responsabile della direzione, pianificazione, controllo e coordinamento dei concorsi di natura operativa delle Forze Armate concessi alle Autorità istituzionali sul territorio nazionale, in situazioni di calamità naturali e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza. Nell’ambito di situazioni emergenziali, il COI coordina l’impiego degli assetti militari delle Forze Armate in supporto alle Autorità civili che ne avanzano richiesta. Particolarmente rilevante è il ruolo del COI nell’ambito del sistema di Protezione Civile. Costituiamo il nodo principale della Difesa in seno al Comitato Operativo della Protezione Civile partecipando con un nostro rappresentante (Capo di Stato Maggiore), unitamente alle altre Strutture Operative nazionali (incluse le Regioni), alla gestione dell’emergenza in atto. Viene così assicurato il supporto della Difesa alle situazioni di contingenza. Il COI, inoltre, rappresenta, insieme allo SMD III Reparto, il dicastero Difesa nella Commissione Interministeriale Tecnica per la Difesa Civile (organo tecnico-consultivo della struttura di Difesa Civile in seno al Ministero dell’Interno). In particolare, opera in seno alla Commissione con un proprio delegato, svolgendo funzioni di coordinamento e supporto ad altri Enti/Amministrazioni dello Stato nelle situazioni di crisi nazionali, la cui gravità potrebbe comportare rischio per la continuità governativa delle Istituzioni italiane.

D10: Invece la funzione di Comando e Controllo su assetti interforze impegnati nelle missioni assegnate, con quali modalità viene attuata?

R10: La funzione operativa di Comando e Controllo (C2) è il complesso delle attività mediante le quali un Comandante esercita la propria autorità sulle risorse a disposizione per portare a termine la missione assegnata, sia essa affidata a una sola Forza Armata (single service) o interforze. Nello sviluppo delle operazioni militari non esiste una architettura unica C2 applicabile a tutte le operazioni. Di fatto quest’ultima viene declinata di volta in volta in funzione del tipo di operazione o missione a cui si partecipa, nonché del contributo nazionale sia in termini qualitativi che quantitativi.

Bisogna infine evidenziare che l’esercizio del C2 presuppone due elementi fondamentali che devono essere disponibili: la cosiddetta “situational awareness”, principalmente basata sull’intelligence, ma che non può prescindere anche da elementi di analisi relativi alla sfera politica, militare, sociale, economica, informativa ed infrastrutturale (cosiddetto PMESII) e idonei strumenti ed applicativi informatici che abilitino la corretta e tempestiva esecuzione di piani e ordini in tutti i domini operativi (terra, mare, aria, spazio e cyber – cosiddetto multidominio).

A questo punto però è ancora importante ribadire che la funzione C2 non esaurisce funzione di analisi e direzione strategica, proprie del COI. È fondamentale che si eserciti, dopo aver raggiunto una quanto più completa “situational awareness”, eseguire una attenta “valutazione degli effetti” che potrebbero in qualche modo anche indurci ad un riaggiustamento delle scelte pianificate in una operazione o missione.  

D11: Comandante, nel caso specifico, avere la corretta “Situational Awareness” è fondamentale per prendere le decisioni più appropriate. Di quali professionalità è necessario avvalersi?

R11: La Situational Awareness è, come dicevo prima, un elemento importante intorno a cui ruota la missione principale del Comando. Si sente spesso parlare di “superiorità conoscitiva multidominio”, ma la verità è che costruirla, tenerla aggiornata, valorizzarla e renderla fruibile ai vari attori aventi causa è un esercizio particolarmente complesso.

          Il volume di informazioni rese disponibili nella realtà odierna è molto elevato. La sfida si sposta quindi sul discernere cosa è vero da cosa non lo è (valorizzazione) e sulla gestione dei dati, significando che la gestione implica anche attività di “fusione” delle informazioni e la relativa distribuzione.

          Raggiungere il massimo costo-efficacia di questo paradigma richiede capacità professionali (expertise), tecnologie abilitanti e processi lavorativi evoluti.

          Su spinta del Capo di Stato Maggiore della Difesa è stato di recente avviato un progetto particolarmente complesso, teso proprio a migliorare e ammodernare tutti questi aspetti. Il progetto, in sintesi, prevede una rivisitazione olistica del Centro Operativo Interforze del COI (cosiddetto Joint Operation Center), introducendo: nuove tecnologie di fusione delle informazioni; applicativi gestionali e di pianificazione; aumentata connettività; nuove professionalità; nuovi processi e, infine ma non ultimo, un layout maggiormente efficiente e capiente.

          Tutto ciò allo scopo di fornire ai decisori, ai vari livelli, il quadro più aggiornato ed esaustivo possibile, su cui poi poter fornire adeguate linee di indirizzo in funzione degli scenari contingenti.

D12: Infine, Comandante, come ci si prepara per l’assolvimento di un compito delicato come il Suo?

R12: Ci si prepara con la stessa consapevolezza che contraddistingue ogni Comandante quando assume questo delicato compito, indipendentemente dal livello ordinativo dell’unità, ovvero la piena coscienza di aver ricevuto la responsabilità di guidare uomini e donne in qualunque situazione e condizione, quindi anche quelle più estreme che, di fatto, sono insite nella nostra professione militare. Esempio, onore militare, abnegazione, impegno quotidiano e disinteressato nel nostro essere soldati al servizio della Patria, sono principi guida che si rafforzano nel corso della nostra vita militare, quindi sicuramente già presenti al momento del nostro ingresso nelle Forze Armate, ma che naturalmente si rafforzano giorno per giorno nelle esperienze che viviamo nei molteplici impieghi in Patria o all’estero.

Dal 2 settembre 2019 è iniziata questa splendida e impegnativa avventura di Comandante del Comando Operativo di vertice Interforze (COI) ed è un privilegio.

Curriculum del Gen. C.A. Luciano Portolano

Curriculum del Gen. C.A. Luciano Portolano
Curriculum del Gen. C.A. Luciano Portolano

Ringraziamenti

Desidero ringraziare lo Stato Maggiore della Difesa per aver autorizzato l’intervista e il Gen. C.A. Portolano per aver accettato l’invito e per la disponibilità.