Intervista ad un operatore del 185° RRAO

stemma 185° RRAO

Introduzione

Il “RRAO” (185° Reggimento paracadutisti Ricognizione e Acquisizione Obiettivi “Folgore”) è il reparto di Forze Speciali dell’Esercito composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali”. In particolare, il 185° reggimento ha, per sua natura, una “vocazione” spiccatamente Intelligence ed è specializzato nelle Azioni Dirette che prevedono l’ingaggio di obiettivi “a distanza” (ovvero con modalità “stand-off”) sfruttando l’armamento in dotazione e tutte le piattaforme di fuoco terrestri, aeree e navali. Il “RRAO” opera normalmente infiltrando Distaccamenti Operativi equipaggiati e addestrati per operare “oltre le linee nemiche”, a grande distanza dalle forze amiche ed in completo isolamento tattico.

Attraverso le parole di un operatore del “185” approfondiremo la conoscenza sul Reparto, che da ottobre 2018 è stato inserito tra le Forze Speciali della Difesa.

Perché ha scelto di diventare un Acquisitore Obiettivi?
L’idea di poter operare in isolamento in territorio controllato dal nemico con la massima discrezione, ha suscitato in me un forte interesse che mi ha spinto a preparami per superare le selezioni.

Quando ha capito che questa sarebbe stata la sua strada?
Facevo già parte dell’Esercito da pochi anni e quando ho avuto modo di partecipare ad un’attività promozionale dove spiegavano le caratteristiche dei reparti speciali dell’Esercito, Il 185° RRAO è stato descritto come l’unità per eccellenza specializzata nella raccolta informativa, quindi sulla base della mia indole non ho avuto dubbi.

Parliamo del suo percorso, dalla fase selettiva fino all’iter specialistico; cosa ha significato per lei il raggiungimento della qualifica?
Quando decisi di tentare le selezioni non sapevo esattamente a cosa stessi andando incontro. Sicuramente immaginavo che l’aspetto più importante sarebbe stato la mia attitudine mentale, sulla quale però non potevo prepararmi. Con certe caratteristiche psicologiche ci nasci e non sai di possederle, mentre sulla parte fisica, contando su una discreta base di partenza avevo programmato un allenamento sulla corsa e il potenziamento muscolare a corpo libero. L’iter non è stato semplice, soprattutto per i disagi fisici a cui bisogna sottostare nei mesi iniziali del corso Operatore Basico per Operazioni Speciali (detto anche OBOS). Anche il successivo corso di specializzazione per Acquisitori Obiettivi prevede delle fasi intense dal punto di vista psico-fisico, come il modulo di sopravvivenza ma ci sono altri moduli più tecnici mirati all’apprendimento sull’uso degli strumenti per la raccolta informativa ed invio dati.

A livello umano invece, come ha vissuto gli insuccessi dei suoi colleghi e che impatto motivazionale hanno avuto sul suo percorso?
Purtroppo ho vissuto l’esclusione dal corso di un grande amico con il quale avevo trascorso lunghi mesi di allenamento in vista delle selezioni. Non è stato semplice accettare l’allontanamento dal corso di un vero fratello che puntava come me, a far parte del RRAO. E’ stata dura ma fa parte del gioco.

185 RRAO
Allievo Acquisitore durante Corso di Sopravvivenza”

Con riferimento al suo iter addestrativo, ci racconti un aneddoto che ricorda con particolare piacere.
Ci trovavamo alla fine dell’ultima settimana del corso OBOS, avevamo condotto una pattuglia sul terreno di diversi giorni. Prima dell’alba dell’ultimo giorno di pattuglia, raggiungemmo un punto pianificato per una sosta prima di essere estratti da un elicottero. Stavamo approfittando di un breve riposo, nascosti nella macchia mediterranea, lasciando sempre qualcuno di guardia. All’improvviso un istruttore sparò dei colpi al salve e ci urlò di radunarci in uno spiazzo poco distante l’area boschiva che avevamo scelto. Ci diede un cartina a testa con un percorso già segnato e dovevamo raggiungere nel più breve tempo possibile un punto distante circa 30 chilometri con zaino e arma (circa 30 chilogrammi in totale). Il collega con cui mi ero allenato l’anno prima per diversi mesi per superare le selezioni aveva finito le scorte di cibo. Gli offrii una bustina di miele ed una barretta energetica. Per fortuna avevo un’ultima scorta di emergenza. Gli strizzai l’occhio e gli dissi “dai Jack, l’ultima fatica del basico. Ci tocca questa marcia zavorrata e stasera festeggiamo in pizzeria. Ovviamente offri tu…” lui rispose “A buon rendere. Grazie!”. Arrivai terzo a quella marcia celere. Un ottimo risultato. Però il mio amico soffriva da alcuni giorni per un’infiammazione al piede e dolorante non poté completare al meglio la prova. Nel pomeriggio ci comunicarono il verdetto finale dell’intero corso OBOS. Io passai, Jack no. Fu una tegola fra capo e collo per entrambi. Con gli occhi lucidi lo abbracciai. Lui non versò una lacrima, era fiero e senza rimpianti sapeva di aver dato il massimo. Tutt’oggi siamo grandi amici e nutro per lui una profonda stima. Ci sentiamo spesso e non perdiamo mai l’occasione di incontrarci in giro per l’Italia.

Il Corso O.B.O.S., l’iter specialistico e il raggiungimento della qualifica rappresentano solo l’inizio del percorso di un Acquisitore; nella fase successiva cosa succede?
La fase successiva è l’inizio di una carriera entusiasmante. Fai parte dell’élite della Difesa e un operatore delle Forze Speciali deve mantenere gli elevati requisiti richiesti. Si alternano periodi di addestramento e impiego in operazioni. Si è sempre alla ricerca della soluzione giusta per migliorare l’equipaggiamento, le tecniche di movimento nei diversi ambienti: anfibio, montano, desertico, continentale e altro ancora.

La sua è una missione particolarmente delicata; si opera in isolamento e in questo contesto devono essere prese le giuste decisioni; come ci si prepara a questo?
La selezione e la formazione dei nuovi operatori fa emergere quelle caratteristiche pregiate che questo lavoro richiede: passione ed equilibrio mentale. Non c’è posto per gli esaltati. Il nostro è un lavoro nell’ombra, la parola d’ordine è “discrezione”. Quindi bisogna avere una spiccata propensione a vivere lunghi periodi di attesa in osservazione senza lasciare alcuna traccia per essere svelati. La raccolta informativa nell’ambito della Ricognizione Speciale è un lavoro che potrebbe essere snervante per chi non è adatto a questo genere di operazioni.

185 RRAO
Estrazione di distaccamento operativo tramite “grappolo”

Possiamo considerare il RRAO come erede del 1° Squadrone da Ricognizione “Folgore” meglio conosciuto come Squadrone “F”, può spendere due parole a riguardo?
Lo Squadrone F nacque dopo l’8 settembre 1943, quando le Forze Armate italiane non ricevettero una linea di azione chiara e pertanto nei giorni dell’incertezza molti militari seguirono le iniziative dei propri comandanti. Così fece un manipolo di paracadutisti provenienti dal 185° reggimento fanteria paracadutisti, che in Calabria seguì il Capitano Gay il quale si mise a disposizione degli inglesi per la liberazione della penisola dai tedeschi. Lo Squadrone F operò quindi da dopo l’armistizio fino all’aprile del 1945, protagonista di diverse missioni da ricognizione ad alto rischio. In particolare nella notte del 20 aprile Lo Squadrone F assieme alla Centuria Nembo decollò dal campo di volo alleato presso Vada, nel comune di Rosignano Marittimo (LI), in quella che divenne la famigerata Operazione Herring: un aviolancio in pianura Padana per compiere attività informativa e azioni di sabotaggio contro le unità tedesche in ritirata. L’operazione fu un successo e accelerò il processo di liberazione che si completò il 25 aprile 1945. Il 185° RRAO è l’erede di quel reparto speciale addestrato per l’occasione dai SAS inglesi dell’epoca a San Vito dei Normanni. Gli Acquisitori hanno ereditato la bandiera di guerra del 185° reggimento fanteria paracadutisti e il simbolo dello squadrone che è l’attuale fregio sul basco del RRAO. Oggi come allora esiste quindi un reparto speciale dedicato alla raccolta informativa dietro le linee.

185 RRAO
Allievo Acquisitore durante corso TCL

Come avviene la formazione e il mantenimento della capacità aviolancistica?
Gli allievi acquisitori durante la fase specialistica frequentano il corso di paracadutismo con la Tecnica della Caduta Libera (TCL). In particolare è prevista una fase a terra nel simulatore di caduta, noto anche con il termine “tunnel”. Poi avvengono i primi lanci dall’aereo con il supporto degli istruttori nella fase denominata Accelerated Free Fall (AFF), dove in modo graduale l’allievo paracadutista TCL è assistito dagli istruttori nei primi momenti della caduta libera. Al termine di questa fase l’allievo paracadutista TCL, impara a gestire autonomamente ogni fase: la fuoriuscita dall’aereo, la caduta libera, la navigazione a vela aperta e l’atterraggio. Il corso si completa con i lanci con arma e zaino al seguito, sia durante il giorno che nelle ore notturne. In questo modo il nuovo operatore assegnato al distaccamento operativo sarà in grado di seguire i colleghi più anziani nel mantenimento annuale della capacità TCL. Pertanto sono sempre previste sessioni di tunnel e lanci da diversi velivoli ad ala fissa o rotante.

Cosa significa nel suo caso, essere un paracadutista?
Significa appartenere ad una specialità fondata su uno spiccato spirito di corpo che onora il ricordo e il sacrificio dei propri caduti.

Nel caso in cui si trovasse a motivare ulteriormente un aspirante Operatore delle Forze Speciali, su cosa insisterebbe?
Penso che non sia necessario motivare ulteriormente un aspirante. La motivazione o c’è o non esiste. La via di mezzo è il preludio del fallimento.

Qual è l’aspetto più affascinante del suo lavoro e invece, come vive l’imprescindibile necessità dell’anonimato?
L’aspetto più affascinante è conciliare una comune vita privata con aspetti della vita professionale che il vicino di casa mai potrebbe immaginare. Nel mio condominio ad esempio molti non conoscono il mio vero lavoro. Chi mi vede uscire di casa in jeans e maglietta non si fa troppe domande. Se poi mi dovessero rivolgere direttamente la classica domanda “Scusi, lei di cosa si occupa ?” rispondo con orgoglio di essere un paracadutista dell’Esercito, senza scendere nel dettaglio di essere un operatore delle Forze Speciali. Quindi l’aspetto più affascinante è sapere chi essere senza mai avere la necessità di ostentarlo.

Ringraziamenti

Desidero infine ringraziare Stato Maggiore Difesa e Stato Maggiore Esercito per aver autorizzato l’intervista e l’Operatore del 185°RRAO per la disponibilità e cortesia.

Testo: Stefano

Testo e immagini: 185° RRAO – Stato Maggiore Esercito Ufficio Stampa